La paura è un’emozione fondamentale per la nostra sopravvivenza, è il campanello d’allarme che l’evoluzione ci ha lasciato in dono per proteggerci di fronte a situazioni nuove e pericolose.
Lo stato di tensione fisica e psicologica che sperimentiamo quando abbiamo paura ci consente di attivare le risorse e le strategie necessarie per affrontare nel miglior modo possibile una potenziale minaccia.  Questo stato di tensione si manifesta a livello fisiologico con reazioni piuttosto tipiche: tachicardia, aumento della sudorazione, tensione muscolare, dolori addominali, dilatazione delle pupille. Da un punto di vista comportamentale, le reazioni sono essenzialmente tre: l’attacco, la fuga e il congelamento. Queste reazioni sono facilmente riconoscibili negli animali quando, ad esempio, una potenziale preda fugge, attacca o si paralizza di fronte al suo predatore.
Da un punto di vista filogenetico, la paura è la risposta più arcaica di fronte a un pericolo in quanto si basa su una valutazione automatica e istintiva della minaccia. L’ansia, invece, è un sistema di risposta più complesso che coinvolge fattori cognitivi, emotivi, comportamentali e fisiologici. Entrambe, paura e ansia, sono funzionali alla sopravvivenza ma possono diventare un problema.

L’allerta Coronavirus

In questi giorni, l’allerta epidemiologica relativa al nuovo Coronavirus che sta interessando il nostro Paese ci spaventa. Molte persone possono sentirsi sopraffatte, confuse, insicure su quel che sta accadendo. Alcuni possono sentirsi spaventati o sperimentare un’ansia intensa, altri possono apparire insensibili e indifferenti al problema. Le reazioni vanno da un’adeguata e comprensibile preoccupazione utile a mettere in atto una certa prudenza e a seguire le indicazioni degli organi sanitari, ad atteggiamenti di sottovalutazione finanche di negazione del problema, fino a sensazioni di panico e vissuti di vera e propria angoscia.
Le cose sconosciute, nuove, strane, proprio come questo nuovo virus ci appare, fanno paura. E questo è del tutto normale. Abbiamo bisogno di conoscere quel che abbiamo intorno, per poterlo prevedere e controllare. Ma la vita è fatta in buona parte di eventi e circostanze sulle quali non abbiamo potere di controllo. E quindi dobbiamo fare i conti con questo limite, dobbiamo accettarlo per evitare di essere sopraffatti dal panico. Sì, perché se la paura è nostra alleata, il panico no. Ed è contagioso! Quando siamo nel panico perdiamo il controllo razionale della situazione e siamo in balia degli eventi. Il panico manda in blocco il pensiero. A tal proposito è bene ricordarsi che:

  • Il panico aumenta il rischio, non lo contiene. Ci fa agire d’impulso, senza pensare e senza valutare la reale portata delle nostre azioni. Il rischio paradossale è che nell’illusione di proteggerci, finiamo per creare nuovi problemi.
  • Quando siamo nel panico, siamo facilmente manipolabili e rischiamo di dare credito a informazioni sbagliate se non addirittura dannose. Attenzione a quello che leggiamo e sentiamo in giro!
  • E’importante verificare l’attendibilità delle informazioni che ci arrivano, affidandoci alle fonti istituzionali.

Se, dunque, una condizione di normale preoccupazione ci sollecita a mettere in atto le adeguate misure di tutela e prevenzione, una condizione di panico, angoscia e ansia generalizzata rischiano di avere l’effetto contrario. Da un punto di vista fisiologico, uno stato d’allarme prolungato provoca uno stress che influisce negativamente sulle nostre difese immunitarie; sul versante psicologico e comportamentale, uno stato di preoccupazione elevata e costante rischia di sottrarci le energie necessarie a mettere in atto i comportamenti più adeguati.

Il Prof. Fabio Sbattella, docente di Psicologia dell’emergenza presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, e responsabile scientifico del Master in Psicologia dell’Emergenza organizzato da Spazio IRIS, è stato intervistato da Cattolica News e, a proposito delle strategie utili a gestire la preoccupazione, suggerisce che “la forza dell’uomo è data dal fatto di avere due cervelli. Uno predisposto a tenere i piedi per terra, a analizzare la realtà, e l’altro capace di immaginazione. Il realismo ci aiuta a capire il presente e a chiederci qual è il problema, quanto è duro il problema e quali strumenti abbiamo per fronteggiarlo. La capacità di immaginazione ci aiuta a pensare al futuro e a chiederci quanto tempo sarà necessario e come faremo a uscire dal tunnel. Ebbene queste due intelligenze devono sempre lavorare insieme. Il realismo senza immaginazione è ottuso e senza speranza. Un’immaginazione senza realismo genera film catastrofici, entra nel deliro.” Sbattella raccomanda di dedicare del tempo a rinforzare le risorse positive, e quindi le relazioni, la voglia di vivere, la gioia. Questo per evitare che l’ansia e la preoccupazione prendano il sopravvento sulla nostra vita, impedendoci di reagire in maniera intelligente.

E come comportarsi con i più piccoli? Cosa fare quando un bambino chiede spiegazioni?
Aspettiamoci che i bambini ci facciano delle domande su quel che sta accadendo. I bambini osservano e ci osservano. E allora rispondiamo alle loro domande con sincerità, cercando di utilizzare un linguaggio chiaro, che sia in grado di comunicare loro la nostra preoccupazione ma anche la nostra fiducia. A tal proposito, Sbattella suggerisce: ” Diamo invece tre notizie, lentamente perché non c’è alcuna urgenza. La prima: effettivamente abbiamo un problema, c’è una nuova creatura, piccola piccola, che sta andando dove non dovrebbe e noi vogliamo fermarla. Poi diamo due buone notizie. Innanzitutto che sappiamo qual è il problema ed è sempre meglio sapere che non sapere. Sapendo qual è il problema possiamo, infatti, aiutarci tutti insieme a risolverlo. In secondo luogo che, rimanendo umani, abbiamo ottime risorse per risolvere il problema: idee, mezzi, persone, strumenti, saperi, esperienze. Dunque rimbocchiamoci le maniche e iniziamo con pazienza a lavorare. Sarà lunga. Cominciamo tutti a fare qualcosa di concreto, per esempio laviamoci tutti più spesso le mani».

Riassumendo, alcune raccomandazioni per queste settimane di allerta, e non solo:

  • Rispetta le indicazioni per la prevenzione del contagio, ciò che è davvero importante è evitare che si ammalino tante persone tutte insieme
  • Dai credito solo alle informazioni provenienti da fonti ufficiali e verificate
  • Tieni presente che nella maggior parte dei casi la malattia si risolve nel breve periodo e senza complicazioni
  • Evita di controllare spasmodicamente le notizie, non è di certo questo il modo per placare l’ansia
  • Fai una passeggiata all’aria aperta e dedica del tempo ad attività piacevoli
  • Se provi un disagio intenso, rivolgiti a un servizio psicologico

Dott.ssa Giulia Cori – Psicologa