Tecniche di rilassamento: il respiro

Le tecniche di rilassamento sono utilizzate sia nella tradizione occidentale che orientale. Mente, cervello, corpo ed emozioni sono strettamente collegate. Questo aspetto è stato sempre centrale in Oriente mentre in Occidente, solo negli ultimi anni, ha visto impegnati in un vivo dialogo gli studiosi di differenti discipline.

Un esempio di come discipline molto distanti si stiano avvicinando nello studio di alcuni fenomeni che coinvolgono l’essere umano può essere quello legato alla gestione degli eventi traumatici. Lo psichiatra olandese Van Der Kolk nel 2014 delinea a riguardo tre vie:

  • La via top down utilizzata dalla psicoterapia e dalla psicoanalisi che permette attraverso la parola di riconnettere l’uomo con gli altri e di capire cosa gli stia succedendo mentre elabora delle memorie traumatiche;
  • La via dei farmaci che spegne le reazioni d’allarme inappropriate modificando il modo in cui il cervello organizza le informazioni;
  • La via bottom up che permette al corpo di fare esperienze andando a contrastare le emozioni e le sensazioni di rabbia e di impotenza causate da situazioni traumatiche. Ne sono un esempio il respiro (pranayama), il movimento (le asana dello yoga; thai chi; Qi Gong) e il contatto corporeo (terapie manuali che prevedono un contatto fisico).

Tutte queste strade sfruttano un aspetto peculiare del sistema nervoso centrale: la neuroplasticità. Grazie a questa caratteristica, il nostro cervello modifica le connessioni in qualunque momento della sua vita. 

Il respiro come strumento di cambiamento top down e bottom up

Differenti discipline dunque lavorano insieme e nella stessa direzione: lo yoga ad esempio con le sue componenti di Dhyana, Dharana, Pratyahara permette al cervello di gestire al meglio le emozioni rinforzando la capacità di monitorare centralmente le sensazioni fisiche attraverso una regolazione top down.

Il respiro a riguardo ha un ruolo importante in quando è una delle poche funzioni del corpo che si trova sia sotto il controllo consapevole volontario, sia sotto quello autonomo involontario.

La respirazione infatti è sia involontaria, quindi automatica e spontanea, sia volontaria. In ogni momento l’uomo può prendere il controllo della respirazione modificandola e direzionandola a proprio piacimento.

Utilizzare il respiro permette quindi di riprogrammare alcune funzioni di base del proprio organismo, andando a regolare in maniera volontaria qualcosa che nella quotidianità si presenta come una funzione prevalentemente involontaria. 

Questo ha dei risvolti sulle nostre emozioni poiché possiamo agire sulle emozioni stesse andando a modificarle attraverso il respiro. 

Osservando il proprio respiro naturale, l’individuo nel focalizzarsi su questo aspetto e spostando dunque l’attenzione sulla propria respirazione riuscirà ad avere un respiro più calmo e regolare. Prestare attenzione al respiro ha dunque notevoli risvolti; non solo favorisce il rilassamento ma permette anche di attenuare i sintomi legati all’ansia.

Il controllo della respirazione è uno degli aspetti che vede connesse le discipline occidentali con quelle orientali. Tecniche bottom up e top down, pur conservando linguaggi diversi, sono sempre più vicine e coinvolte nel generare benessere nell’individuo.

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