Intervenire nella demenza: che cosa significa stimolare?

 

Il declino cognitivo e la demenza hanno un impatto profondo sullo stato di salute e sulla qualità di vita dei soggetti più anziani. Poiché le opzioni farmacologiche al momento disponibili hanno dimostrato un’efficacia limitata, si rendono necessarie strategie preventive per il declino cognitivo della demenza. Un possibile ruolo dei fattori correlati allo stile di vita è stato recentemente proposto per le sindromi predemenziali (Mild Cognitive Impairment) e per il declino cognitivo sia di origine degenerativa (malattia di Alzheimer) sia di origine vascolare. Considerando che al momento non ci sono trattamenti efficaci per questo tipo di patologie, la loro prevenzione potrebbe essere di cruciale importanza.

In letteratura si pone attenzione al ruolo dei seguenti fattori protettivi: 

  • la scolarità
  • l’attività fisica 
  • le relazioni sociali
  • l’alimentazione
  • le attività mentali stimolanti

Ognuno di questi fattori ha un ruolo attivo nelle dinamiche che si innescano nel corso della demenza ma ancor più importante è l’azione esercitata durante tutto l’arco della vita per i più fortunati e nella fase prodromica per coloro che successivamente sviluppano una demenza. Relativamente alle attività mentali definite come stimolanti, la stimolazione cognitiva gioca un ruolo da protagonista.

 

Intervenire nelle demenze

Negli ultimi anni numerosi studi hanno evidenziato l’importanza delle terapie non farmacologiche nelle demenze che comprendono approcci cognitivi (quali la terapia di stimolazione cognitiva), approcci multistrategici (quali la terapia di orientamento alla realtà), la terapia di validazione, la terapia di reminiscenza e approcci comportamentali e ambientali quali musicoterapia, aromaterapia e fototerapia. Tra i diversi interventi attuati nell’ambito delle demenze la stimolazione cognitiva ha mostrato evidenze di efficacia terapeutica nel trattamento delle persone con demenza soprattutto nelle fasi iniziali. 

Cosa significa stimolare? L’esempio nella malattia di Alzheimer

Se è vero che nella malattia di Alzheimer (forma di demenza più frequente) le cellule cerebrali muoiono altrettanto vero è che non si perdono tutte nello stesso istante: la degenerazione ha uno sviluppo relativamente lento, pertanto molti altri neuroni conservano la loro funzionalità grazie ai collegamenti che possono attivare. Più una persona viene stimolata più connessioni verranno risvegliate nella ricerca di una risposta adeguata. Questo processo faciliterà anche la costruzione di percorsi alternativi laddove si incorresse in un intoppo causato dalla malattia. Attraverso l’applicazione della stimolazione cognitiva si punta a sostenere l’attività delle cellule cerebrali ancora funzionanti poiché se un neurone leso presenta legami con un neurone vivo, quanto più quest’ultimo viene reso funzionante, tanto più la sua riverberazione svolgerà un’azione nutritiva della cellula in fase di degenerazione. Questo naturalmente non significa un arresto della malattia ma il tentativo di rallentarne il decorso.

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Al termine del percorso formativo verrà rilasciato un attestato di partecipazione “Master in Neuropsicologia Clinica“.

Per conoscere il programma e la modalità di iscrizione, visitare il sito www.spazioiris.it e/o contattare la segreteria didattica: formazione@spazioiris.it – 02 94 38 28 21.