L’affermarsi del paradigma biopsicosociale in ambito sanitario ha dato un contributo significativo allo sviluppo di un approccio più globale e più centrato sulla persona nella presa in carico del paziente. In linea con il modello di salute-malattia, il sintomo non è considerato come concettualmente separato dalla persona. La concretezza della malattia, infatti, non è solo nell’oggettività del danno organico o funzionale, ma anche nella soggettività del malessere del paziente. La compromissione è il risultato dell’interazione complessa tra la condizione di salute-malattia e i fattori contestuali, di natura ambientale e personale, che intervengono a modulare la percezione e l’esperienza della malattia.
Intervento medico: 3 motivazioni principali
Gordon Guyatt, uno dei principali esponenti dell’Evidence-based Medicine, riconosce tre motivazioni principali che guidano l’intervento medico: accrescere la longevità, prevenire la futura morbilità e fare in modo che i pazienti si sentano meglio. Questi tre obiettivi sono strettamente interconnessi e si influenzano reciprocamente. Per far sì che un paziente si senta meglio, non è sufficiente -e spesso non è possibile- eliminare la compromissione organica o funzionale. È importante, invece, avere gli strumenti per indagare l’impatto della malattia sulla vita quotidiana del paziente, per valutare le modificazioni che questa ha prodotto -e produce- nell’assetto comportamentale e nel mondo mentale del soggetto malato. Nonostante vi sia un’ampia variabilità interindividuale nel modo di rispondere ad una diagnosi medica importante, i vissuti più tipici si caratterizzano per l’angoscia, la paura, la rabbia, la tristezza, il senso di impotenza e di solitudine. Può prevalere un atteggiamento di rifiuto, incredulità o distanza rispetto a ciò che sta accadendo. O, in altri casi, le persone si adeguano totalmente all’etichetta di malattia, spesso anticipando vissuti, emozioni, comportamenti e pensieri legati alle potenziali future limitazioni della patologia.
Il Master in Psicologia delle Patologie organiche: gli obiettivi
Il Master in Psicologia delle Patologie organiche mira a formare professionisti della salute che siano in grado di monitorare e modulare quei fattori contestuali, di natura personale e ambientale, che intervengono nella percezione e nell’esperienza della malattia col fine di offrire ai pazienti una presa in carico globale e personalizzata, orientata a garantire loro la migliore qualità di vita possibile.
Il professionista dopo il Master
Il professionista formato in Psicologia delle patologie organiche ha gli strumenti per lavorare sulle variabili ambientali e personali che influiscono in modo significativo sull’accettazione della condizione di malattia e, in particolare, sulle strategie che l’individuo attiva per far fronte alla problematica, sulle sue caratteristiche di personalità, sull’elaborazione e sulla valutazione delle conoscenze relative alla malattia, nonché sulla qualità della relazione con il personale sanitario. Gli argomenti spazieranno dal sostegno ai pazienti con patologie dermatologiche, cardiache, respiratorie e endocrinologiche, alla presa in carico di soggetti con malattie a trasmissione sessuale, all’intervento su soggetti con dolore cronico, cefalee, disordini degenerativi e obesità. Due giornate saranno interamente dedicate alla relazione con i pazienti in età evolutiva, alla consapevolezza e gestione della patologia acuta o cronica nei bambini, negli adolescenti e nelle loro famiglie. Particolare attenzione sarà data anche all’ambito della psico-oncologia e del fine vita.
Informazioni sul Master in psicologia delle patologie organiche
Se desideri iscriverti al master puoi farlo entro e non oltre il 20 marzo.
Per maggiori informazioni puoi contattarci a:info@spazioiris.it o direttamente allo 02/94382821.