Luca Granata: Oggi abbiamo il piacere di intervistare il prof. dott. Stefano Zago, Dirigente Neuropsicologo di I livello dell’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. Salve Stefano, grazie mille per l’ospitalità e per la disponibilità a questa intervista nonostante i numerosi impegni istituzionali e clinici.
Stefano Zago: Ciao Luca, grazie a voi per avermi dato questa possibilità e per avermi coinvolto in questa conversazione. Anzi come stanno andando le iscrizioni del Corso di Neuropsicologia di Spazio IRIS?
L.G.: Il corso sta andando molto bene, l’interesse verso la neuropsicologia sta crescendo ogni anno di più e le necessità di formarsi con competenza ci permette di gestire numerose richieste. Ma a proposito del continuo interesse verso questo settore, partendo dalla tua esperienza puoi farci una breve panoramica su cosa è oggi in Italia la neuropsicologia e i suoi campi d’azione?
S.Z.: La neuropsicologia è una disciplina secolare che si occupa di precisare quali sono i correlati anatomofunzionali delle funzioni cognitive ma non solo, anche di quelle comportamentali, quindi quegli aspetti di disfunzione del comportamento quali l’irritabilità, o i disturbi ossessivo compulsivi che possono essere tratteggiati in termini di alterazione del comportamento. La disciplina ha una tradizione clinica, per cui da sempre ha utilizzato dei test per valutare le disfunzioni cognitive quali l’alterazione del linguaggio, della memoria, dell’attenzione, ed è progredita, migliorando, sotto il profilo della messa a punto di strumenti testistici sempre più raffinati, per poter inquadrare quelle che sono le funzioni cognitive, ma anche attraverso l’utilizzo di scale che possono precisare l’alterazione del comportamento.
L.G.: Molto interessante. Un mondo professionale per lo psicologo che rappresenta realmente una possibilità lavorativa ma che necessità di una preparazione specifica e adeguata. Sono tante le cose che si possono fare e le problematiche su cui poter lavorare. Ad esempio, cosa ci può parlare molto brevemente di cosa sono le afasie e le aprassie?
S.Z.: Afasia e aprassia sono due alterazioni che si possono trovare dopo una lesione cerebrale: la prima fa riferimento all’alterazione della funzione linguistica, l’ aprassia invece è relativa a quello che è l’alterazione del gesto intenzionale, quindi laddove abbiamo nel nostro cervello delle memorie che riguardano i gesti, le procedure messe in atto ad esempio per andare in bicicletta, per utilizzare gli oggetti, o anche per svolgere dei gesti non significativi, questi vengono cimentati con compiti particolari che mettono in luce una eventuale disfunzione legata ad una lesione cerebrale.
L.G.: Andando sul concreto: come si diramano le afasie nella vita quotidiana di chi ne è affetto?
S.Z.: Dipende dal livello di gravità e tipologia di alterazione afasica, che può riguardare sia il versante espressivo ma anche quello di comprensione. Ci sono diverse procedure per inquadrare i disturbi afasici che si traducono in marcati disturbi nell’interazione comunicativa, solitamente per quel paziente che ha difficoltà a svolgere tutti i compiti in cui è necessario produrre qualcosa di linguistico o decodificare qualcosa a livello di comprensione linguistica; nel caso dell’aprassia invece esiste, ed è noto, una dissociazione classica che è la dissociazione automatico-volontaria per cui il deficit, messo in evidenza in maniera vistosa con dei test particolari, può esserlo meno durante la vita quotidiana; ci sono però studi che dimostrano che anche l’aprassico può incontrare difficoltà nel’utilizzare gli oggetti, nello svolgere attività motorie.
L.G.: E cosa può fare la neuron pazienti di questo tipo?
S.Z.: Beh la neuropsicologia da sempre ha predisposto delle tecniche riabilitative per quanto riguarda l’afasia, che ha nel suo ambito una tradizione di lunga data: oltre 60-70 anni fa sono iniziati i primi approcci in campo afasiologico; meno conosciuti sono quelli che riguardano il trattamento dell’aprassia, ma esiste anche in questo caso una buona tradizione per cercare di migliorare l’attività motoria, i gesti che vengono utilizzati nella vita di tutti i giorni da parte dei pazienti. Esistono per l’afasia dei centri che vengono chiamati “di rieducazione dell’afasia” o centri “per la logopedia” dove contestualmente si trattano anche gli aspetti aprassici, se non altro perché afasia e aprassia vanno solitamente a braccetto: in un quadro di afasia grave, tipo l’afasia di Broca, è possibile riscontrare un difetto di tipo aprassico.
L.G.: Quali sono i test più usati in questo ambito e che sicuramente affronterà nel nostro Corso di Alta Formazione sulla Diagnosi Neuropsicologia dell’Adulto e dell’Anziano?
S.Z.: Nel campo dell’afasia ce ne sono moltissimi, dal “test dei gettoni” noto in tutto il mondo che viene utilizzato per valutare la comprensione, la decodifica di ordini progressivamente sempre più complessi ma che vale anche come un test di screening per valutare l’afasia in generale, fino a delle batterie che sono composte da più test per la valutazione dei diversi aspetti della funzione linguistica; tra queste, una delle più note è la batteria per l’analisi dei deficit afasici e messa a punto tra il gruppo di Roma (ma utilizzata anche a Milano): si compone di tante prove che misurano o valutano aspetti specifici del linguaggio che vanno dagli aspetti fonologici a quelli semantico-lessicali fino a quelli sintattico-grammaticali. Per quanto concerne l’aprassia, la semeiotica ha fatto degli avanzamenti meno importanti nel tempo, ma esistono i classici test per discriminare tra l’aprassia ideativa e idiomotoria ed è stata recentemente messa a punto una batteria composita che è la cosiddetta LAB (limb apraxia battery) che si compone di una lunga serie di prove che misurano vari aspetti del gesto.
L.G.: Bene, concludiamo qui, grazie ancora per il suo preziosissimo contributo e per l’ospitalità. Ci vediamo a lezione!
S.Z.: Grazie a voi per avermi offerto questa possibilità e per questa bella chiacchierata. Spero di vedere molti colleghi al corso con tante domande a cui rispondere.