Quante persone in questo momento stanno soffrendo per amore? E quante, invece, stanno ballando di gioia? L’amore romantico è una delle sensazioni più potenti che possiamo mai provare, una sensazione unica e ingestibile, praticamente una specie di follia.
Studi di neuroimmagine hanno provato che il substrato neurologico su cui si basa l’amore, è una regione situata alla base del cervello, prima ancora del pro emozioni stesse. E’ una regione che fa parte del cervello definito ‘rettiliano’, quello primitivo e senza tante barriere, in intima connessioni con la volontà e la motivazione, la concentrazione e il ad entrambi gli emisferi. Ecco, dunque, spiegato in maniera molto poco romantica, come l’amore agisce su di noi e sul nostro cervello.
Chiunque è stato innamorato può confermare che l’amore romantico è una vera ossessione: ci possiede, si perde la percezione di sé stessi e non si riesce a smettere di pensare ad quest’altro essere umano, che è diventato così importante per noi. Ma come mai succede tutto ciò? Perché la natura ha fatto sì che noi fossimo così irrevocabilmente attratti per un’altra persona? La risposta la dobbiamo cercare nel nostro passato, quello ancestrale: l’amore è così potente e implica un circuito così vasto e primordiale perché ci permette di focalizzarci su un’unica persona, un unico amore. Ci permette di dedicare la nostra intera concentrazione e motivazione al benessere della nostra coppia, permettendoci di non distrarci, di non diminuire le possibilità di vicinanza con una persona in grado di farci sentire così bene, così amate. Vi è un significato darwiniano rispetto tutto ciò, basti pensare alla gelosia e alla possessività rispetto alla persona amata: se conosciamo superficialmente una persona, o abbiamo degli incontri occasionali con lei, non ci interessa se ha altre relazioni nel frattempo. Ma se diventa una persona speciale, se attiva tutto il circuito della ricompensa, diventa un/a potenziale compagno/a per la nostra vita futura e, quindi, un potenziale genitore. Il rimanere uniti, quindi, aumenterebbe le possibilità di sopravvivenza del figlio, giocando a favore della continuità della specie. Ecco svelato il motivo della gelosia!
La potenza e l’invischiamento che genera l’amore, è addirittura paragonabile a una vera e propria dipendenza. Provate a pensarci e scoprirete che ne ha tutte le caratteristiche: si è ossessionati dall’altro, tutto il resto perde di importanza, si è disposti a tutto pur di conquistare la persona amata, vi è persino tolleranza (bisogno di vedere quella persona sempre di più), e nel caso in cui si venga respinti, astinenza e probabilmente, ricaduta. Dobbiamo convincerci che l’amore è una sostanza che crea dipendenza, che può essere meravigliosa quando tutto procede per il meglio, ma che si trasforma in un incubo quando qualcosa va storto. Infatti in questo perfetto circuito, vi è una fregatura bella e buona: se veniamo lasciati dalla persona che amiamo, il substrato che sostiene l’amore romantico persiste ad attivarsi. E questo è un bel problema, perché a un rifiuto si vorrebbe tanto dimenticare, passare avanti, non provare più nulla per quella persona. Invece no. Per disdetta questa regione cerebrale che, come abbiamo detto, è connessa alla motivazione e al desiderio, si attiva maggiormente quando non si ottiene ciò che si desidera. Non c’è quindi da stupirsi se le persone soffrono per amore: quando vieni rifiutato sei letteralmente travolto dall’amore romantico e con il circolo di ricompensa in azione, si prova una energia e una forte motivazione, si è pronti a rischiare tutto pur di riuscire a riconquistare l’amore perduto.
Ma grazie al cielo nel mondo non vi sono solo coppie che si lasciano: per coloro che riesco a vivere con la persona prescelta per molto tempo, coloro che nonostante gli anni che passano hanno la fortuna di ritenersi ancora innamorati di colui o colei che gli sta accanto da 25, 30 anni di relazione e più, beh, per queste persone, la regione cerebrale che permette di provare l’amore romantico, con tutti le sue implicazioni a livello di motivazione e desiderio, è ancora attiva. E poiché non è possibile mentire a una risonanza magnetica, se ne deve dedurre che il vero Amore quello che dura, che sfida le intemperie della vita, esiste davvero. Il difficile è trovare il partner in grado di elicitare per così tanto tempo il nostro cervello rettiliano. Ripeto, molto poco romanticismo in questo articolo, pur parlando di amore!
E questo ci porta inevitabilmente a una domanda: come facciamo a scegliere questa persona? Vi sono molti e complessi parametri che usiamo in modo automatico per scegliere il fortunato/a prescelto/a per condividere la vita con noi, ad esempio, la bellezza, il livello di intelligenza, lo status socio economico, il modo di ragionare, ecc. Non di meno, la nostra infanzia ha un ruolo fondamentale: le prime interazioni sociali con i nostri genitori o figure importanti per noi, sono come dei filtri per le future relazioni amicali e amorose. Come questi filtri lavorano e ci influenzano è teorizzato, sì, ma non ancora del tutto chiaro e sicuramente non così linearmente prevedibile come sarebbe bello che fosse. Non dimentichiamoci, inoltre, il ruolo della biologia: in ognuno di noi vi sono livelli di ormoni elicitati da determinate situazioni e particolari eventi, e in base alla miscela di dopamina, serotonina e compagnia bella, ognuno di noi sarà attratto da una particolare e specifica persona, con determinate caratteristiche, che ci farà provare questa grande follia che è l’amore romantico. Davvero un lavoro complicato quello di innamorarsi, eppure succede in ogni momento a milioni di persone. La ricerca ha ancora molte domande a cui rispondere, ma una cosa è certa: non si sceglie il proprio compagno o la propria compagna a caso. L’amore è pilotato dal nostro cervello e il nostro cervello è condizionato dalle esperienze passate. Esso ci permette di mantenere i legami con la persona che, in un modo o nell’altro, decideremo sarà quella giusta per noi e di mettere in secondo piano tutto il resto. Senza l’amore romantico non potremmo vivere, amare, fare figli e decidere di passare il resto della nostra vita con un’altra persona.
E come dice Helen Fisher, antropologa americana che ha fatto dello studio di queste tematiche il suo lavoro, “l’amore è intimamente integrato nel nostro cervello. La nostra sfida sta nel capirci l’un l’altro.” Alla faccia di coloro che dicono che il romanticismo è morto.
Psicologa