Sicuramente a molti di voi sarà capitato di vedere un programma tv o uno spettacolo dove l’ipnosi la faceva da protagonista: avrete osservato una sorta di trance durante la quale le persone si comportavano in modo strano, mettendo in atto tutti i comportamenti suggeriti da colui che li aveva “ipnotizzati”. Se ne vedono di tutti i colori: gente che imita la postura e gli atteggiamenti di un qualche animale, o addirittura persone che mangiano a morsi una cipolla intera. Ecco, per prima cosa occorre chiarire che performance di questo tipo non hanno nulla a che fare con l’ipnosi clinica.

Ipnosi clinica: cos'è?

L’ipnosi è uno degli strumenti di cui dispone il terapeuta per lavorare con i contenuti che non sono direttamente e immediatamente accessibili al paziente in maniera cosciente. Grazie alla costruzione di una relazione terapeuta-paziente basata sulla fiducia reciproca, sulla sicurezza e sull’accoglimento dell’altro in modo non giudicante, alla creazione di un ambiente adeguato per il rilassamento e al ricorso a un linguaggio appropriato, il terapeuta può aiutare il paziente a sperimentare lo stato ipnotico. Si tratta di un particolare stato mentale che consente alla persona di entrare in contatto con la parte più emotiva e primitiva del proprio cervello, rendendo possibile agire a livello delle strutture sottocorticali, come ad esempio il sistema limbico, responsabile dell’espressione e della memorizzazione delle informazioni emotive. Durante l’ipnosi la persona è sempre padrona di quel che dice e di quel che fa. Il terapeuta è solo un facilitatore dell’ipnosi, crea le condizioni affinché, se lo desidera, la persona possa “auto ipnotizzarsi”.

Lo stato ipnotico

Lo stato mentale che si raggiunge con l’ipnosi non è uno stato di assenza di coscienza, ma esattamente l’opposto: gli studi dimostrano che l’attivazione cerebrale di una persona in ipnosi è di gran lunga maggiore di quanto non lo sia durante il sonno, ad esempio. Nell’ipnosi la persona si concentra sulle informazioni e sugli stimoli concreti sui quali si vuole lavorare. Tra questi, oltre a contenuti personali e vissuti soggettivi, anche il ritmo della respirazione, la voce e le parole del terapeuta.  Lo stato mentale ipnotico è molto simile a quello che si ottiene praticando tecniche di rilassamento, lo yoga o la meditazione

I Falsi miti dell'ipnosi

Le persone non cadono in uno stato mentale dal quale non possono svegliarsi. A volte, il paziente può sperimentare un’alterata percezione del tempo, per esempio avendo l’impressione che sia passato meno tempo di quel che è realmente passato, ciononostante la persona torna sempre allo stato normale ricordando quanto accaduto durante la sessione. Inoltre con l'ipnosi non è possibile acquistare abilità nuove come imparare una lingua o sviluppare qualche tipo di competenza che prima non si possedeva

Quanto detto finora ci permette di farci un’idea più precisa e meno drammatizzata di cosa sia l’ipnosi clinica, una tecnica che poggia su un solido apparato di evidenze scientifiche e che non ha nulla a che vedere con il mondo dell’esoterico. 

Perché utilizzare l’ipnosi?

L’ipnosi può funzionare come catalizzatore della terapia psicologica, accorciando la durata del trattamento. Si tratta di una tecnica che favorisce aspettative positive nel paziente e generalmente, una volta superata la resistenza iniziale, è un trattamento che i pazienti accettano di buon grado. È estremamente importante che prima di procedere con l’ipnosi il paziente sia stato adeguatamente informato sulla tecnica e che abbia avuto modo di discutere eventuali dubbi e/o timori con il terapeuta. Il paziente deve sapere che in nessun momento perderà il controllo su di sé e sulla situazione.  Una volta superati dubbi e timori iniziali, infatti, i pazienti sono soliti sperimentare  lo stato ipnotico come un’esperienza piacevole. 

Che tipo di difficoltà si possono trattare con l’ipnosi?

Esiste un’ampia gamma di applicazioni dell’ipnosi clinica. Medici e psicologi, specificatamente formati all’utilizzo di questa tecnica, possono utilizzarla per il trattamento di diverse condizioni problematiche. Gli ambiti di intervento nei quali si registrano i migliori risultati sono la gestione del dolore cronico, le problematiche ansiose, i disturbi psicofisiologici, il tabagismo e i disturbi alimentari (tanto i Disturbi del Comportamento Alimentare, che l’obesità e il sovrappeso).

La ricerca evidenzia che l’ipnosi è più efficace nel trattamento di disturbi di tipo ego distonico e che la capacità ipnotica del paziente, intesa come uno specifico tratto di personalità, può modulare il processo ipnotico.

Attenzione: l’ipnosi non è una panacea e bisogna conoscerne bene le controindicazioni

L’ipnosi non può essere utilizzata con bambini con meno di 6 anni e con pazienti che soffrono di un deterioramento cognitivo significativo.  Questa tecnica può essere controindicata in alcune condizioni mediche e psicopatologiche. Nelle psicosi, ad esempio,  è generalmente sconsigliata. Bisogna poi essere prudenti con i pazienti che soffrono di ipotensione arteriosa. 

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  • fenomeni correlati all’ipnosi, tipologie di ipnosi, e prassi ipnotica; 
  • l’ipnosi come strumento e i vantaggi di una sua integrazione nella pratica clinica; 
  • modalità e strategie di induzione ipnotica; 
  • l’ipnosi per condizioni e disturbi specifici. 

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