Forte di tanti anni di esperienza con il soggetto “coppia” sono felicissima di scrivere questo articolo con l’intendo di provare a rispondere a parte di quelle domande che spesso arrivano già dalla prima telefonata degli utenti che chiedono un percorso di coppia e, che non di rado emergono nel confronto con i colleghi tra una coppia e un altra, nelle riunioni di equipe o banalmente davanti alla macchinetta del caffè.
FAQ1 Quando è utile la consulenza per una coppia?
La consulenza è utile tutte le volte che una coppia la richiede, anche quando c’è un solo partner che porta il tema della coppia difronte ad un esperto e in linea teorica l’altro partner sarebbe disponibile. La forma con cui richiedono un aiuto, per la mia esperienza e in genere, è che uno dei due a nome di entrambi riporti la richiesta telefonicamente, inoltre per la maggior parte delle volte non richiedono subito un intervento ma parlano di una loro situazione di difficoltà ed una loro esigenza di aiuto.
FAQ2 Cos’è la crisi di coppia?
Premettendo che condivido l’idea della crisi come un fatto naturale, fisiologico per gli essere umani e per le coppie, la premessa è che senza crisi non saremmo attori e spettatori di nessuna evoluzione, e peggio ancora, di nessun cambiamento. In generale la crisi, ed anche quella di coppia, è uno stato in cui i vecchi equilibri ed adattamenti non funzionano più e non se ne sono ancora trovati dei nuovi. Dal punto di vista fenomenologico è lo stato in cui la coppia percepisce molta confusione, indecisione, indeterminatezza ed impossibilità, il tempo è immobile non scorre. E’ un momento cruciale in cui lavorare sulla coppia perché da una parte il campo di forze è fortissimo e dall’altra la crisi ci indica sia il pericolo che l’opportunità. Lavorando nel momento della crisi di coppia lo psicologo può essere d’aiuto per indirizzare la coppia nel senso dell’opportunità.
FAQ3 Quali sono gli strumenti che uno psicologo può offrire alla coppia e prima ancora alla crisi?
Gli strumenti utilizzati variano da psicologo a psicologo, sono tantissimi e dipendono dalla teoria e metodologia che il singolo psicologo utilizza. Di base ci sono le conoscenze e competenze teoriche ma gli strumenti utilizzati sono soggettivi. Io in particolare utilizzo gli strumenti analogici, ho una formazione che utilizza metodi attivi, come la scrittura, le maschere, non solo per la mia formazione ma anche perché penso siano utili ad accelerare la conoscenza del problema alla base della crisi di coppia.
FAQ4 È possibile svolgere una consulenza di coppia a solo uno dei partner?
Assolutamente no, ci vogliono entrambi. In una situazione del genere consiglio di svolgere una consulenza ad uno solo dei partner che abbia come contenuto il tema della coppia oppure che abbia come obbiettivo il lavoro con la coppia.
FAQ5 Dovesse abbandonare il percorso uno dei due, cosa può fare lo psicologo? Cosa non deve assolutamente fare?
Chiudere il percorso di coppia e vedere se con la persona rimasta si aprono altre richieste. Non deve richiamare l’altro e cercare di trattenerlo, non deve essere insistente.
FAQ6 La mediazione familiare può essere una soluzione alla crisi di coppia?
No, al limite è una soluzione/percorso per la crisi della coppia genitoriale, la mediazione parte dal momento in cui entrambi decidono di lasciarsi, mediazione e crisi di coppia sono percorsi differenti.
FAQ7 Cosa è la mediazione familiare e su cosa lavora?
Per come la intendo io la mediazione familiare è un percorso o un dispositivo che ha come obbiettivo quello di aiutare la coppia genitoriale ovvero quelle coppie che hanno preso la decisione di separarsi. La mediazione può aiutare la coppia a rafforzare l’alleanza genitoriale e raggiungere (se la fase è quella della separazione) degli accordi condivisi. Inoltre questo strumento può intervenire non solo nel periodo della separazione, ma anche successivamente, dopo che sono già stati presi degli accordi magari per rimettere a punto dei dettagli. La mediazione ha come obiettivo principale quello di aiutare i genitori a creare se non c’era prima, consolidare se già c’era, una genitorialità condivisa. Lo sguardo del professionista è sul legame, non in senso terapeutico, che significherebbe rimanere sul legame per lavorarci, ma lavora al legame e alle sue problematiche per trascinarlo in avanti per aiutare le persone a creare degli accordi, riorganizzare la vita familiare secondo i loro bisogni. Inoltre lavora sui legami e bisogni di tutti i membri della famiglia in primis sui bisogni dei figli per favorire una riorganizzazione futura della famiglia separata.
FAQ8 Quali sono le strade che una coppia può intraprendere quando consulta uno psicologo, un terapeuta, un mediatore familiare?
Dal punto di vista della coppia (per la mia esperienza) non è detto che una coppia quando arriva da uno psicologo, un terapeuta o un mediatore, abbia in testa il tipo di intervento o interventi che ciascun professionista in genere fa. Per esempio se una coppia si propone ad un mediatore familiare non è detto che intenda intraprendere un percorso di mediazione familiare, perché spesso le coppie arrivano con un generico bisogno di aiuto e non sempre sono a conoscenza di cosa sia ciascun percorso. Dal punto di vista del professionista, sarà lui a capire quale percorso è meglio che la coppia intraprenda per il tipo di caso. Le strade sono tante ma dipendono dalle problematiche, per questo un’analisi della richiesta e del bisogno potrebbe essere utile per capire quale sia il percorso migliore da affrontare.
Per ora è tutto, spero di esserti stata utile e soprattutto di averti fatto sviluppare nuove domande!
Annagloria Cinque
Assistente sociale, Psicologa e Mediatore familiare, ASL Milano