"Per i genitori, sopravvivere ai propri figli è qualcosa di particolarmente straziante, che contraddice la natura elementare dei rapporti che danno senso alla famiglia stessa. La perdita di un figlio o di una figlia è come se fermasse il tempo: si apre una voragine che inghiotte il passato e anche il futuro. La morte, che si porta via il figlio piccolo o giovane, è uno schiaffo alle promesse, ai doni e sacrifici d’amore gioiosamente consegnati alla vita che abbiamo fatto nascere".
Così Papa Francesco parla del lutto che colpisce i genitori davanti alla morte del proprio figlio o della propria figlia.
Prima dell’elaborazione del lutto si vivono: depressione, negazione e poi rabbia, molta rabbia nei confronti di Dio, del fato, della sorte e della vita stessa. La prima cosa che un genitore in queste condizioni pensa, è che vorrebbe morire anche lui. Un lungo inverno di sentimenti e rassegnazione che esplode ciclicamente. Questi genitori si sentono oggetto di una punizione difficile da poter essere accettata.
Il lutto genitoriale è un evento devastante nella vita di una persona, qualunque sia l’età del figlio, perché distrugge il sogno e i sacrifici donati.
Il lutto perinatale a maggior ragione è l’espressione di questo sogno infranto. L’interruzione della gravidanza così come la morte del bambino alla nascita, nonostante il nostro desiderio “umano” che ci spinge ad allontanare tali situazioni dalla nostra esperienza di vita, sono eventi che accadono con una certa frequenza.
È la natura, dicono…
L’aborto spontaneo è la complicanza più frequente della maternità e nel complesso, la perdita di un figlio nel periodo perinatale è un evento che riguarda una donna ogni sei.
Ciononostante, il lutto perinatale è una circostanza che ancora fatica a trovare spazio nella nostra cultura. Negli ultimi anni è aumentata l’attenzione della comunità scientifica internazionale per il vissuto psicologico di chi si ritrova ad affrontare questo evento.
Quando la morte di un figlio avviene in epoca precoce il lutto assume una connotazione particolare. Le famiglie si trovano a vivere il paradosso di dover far fronte improvvisamente alla morte proprio nel momento in cui tutte le loro energie e aspettative sono investite sulla vita.
La perdita è una “perdita invisibile”: i ricordi del bambino sono pochi, non ci sono fotografie (se non qualche ecografia) e non c’è ancora una storia condivisa al di fuori della dimensione del bambino immaginato e delle aspettative intorno al suo arrivo. Le persone fanno fatica a percepire come individuo reale un bambino mai venuto alla vita. Proprio per questo il dolore per la perdita in epoca perinatale è spesso non riconosciuto nella sua piena legittimità. La rete sociale tende a spronare le famiglie a guardare avanti e a dimenticare quanto prima l'accaduto: la perdita perinatale è un “incidente di percorso” da riparare al più presto con una nuova gravidanza.
È un incidente di percorso, dicono…
I racconti delle coppie che attraversano questa drammatica esperienza, i loro personali vissuti e lo stress che li accompagna, ci restituiscono la necessità di costruire una cultura del lutto perinatale. Questo significa non sminuire il dolore ma legittimarlo, dargli riconoscimento, senso e dignità. Ogni gravidanza, indipendentemente dalla sua durata e dal suo esito, è parte integrante della storia di vita della madre e della coppia genitoriale. Perdere un figlio prima ancora di averlo conosciuto è un lutto a tutti gli effetti. È un'esperienza che lascia un vuoto di emozioni e vissuti diversi, di confusione, rabbia, paura, malinconia, disperazione, tristezza, nostalgia.
Se è vero che non esistono formule magiche per evitare la sofferenza, per l’elaborazione del lutto, saper stare con il dolore dei genitori apre alla possibilità di sostenerne le risorse psichiche. Riconoscere, rispettare e accogliere il loro dolore facilita l’attivazione di quell’insieme di processi cognitivi ed emotivi che consentono di giungere ad una progressiva accettazione della morte e al recupero di un buon funzionamento globale.
Lo accetteremo, dicono…
Le figure sanitarie che operano nel campo della salute perinatale giocano una parte importante nel far sì che si che il lutto, come passaggio non patologico ma del tutto adattivo e funzionale al recupero di un equilibrio psico-fisico adeguato, non si trasformi in lutto complicato, con esiti psicopatologici importanti. Psicologi, ostetriche e ginecologi, hanno il dovere di lavorare in sinergia per aiutare i genitori in questa fase delicata della loro vita.
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