PTSD: il Trauma e la Percezione del Tempo

Il tempo è una costante nella vita di ognuno di noi. Ci svegliamo al mattino, facciamo piani per il futuro e ci ricordiamo gli eventi passati. Tuttavia, cosa succede quando il tempo stesso sembra distorcere la sua forma, diventando sfuggente e inspiegabile?

 

Le esperienze traumatiche possono avere un impatto significativo sulla percezione del tempo. Il disturbo da stress post-traumatico (post-traumatic stress disorder, PTSD), così come altri disturbi correlati ad eventi traumatici, è spesso associato a significative alterazioni nella percezione del tempo. Le persone con PTSD possono sperimentare flashback e memorie intrusive legate all’evento traumatico, che possono influenzare la loro percezione del tempo presente.

 

Uno degli effetti più comuni sulla percezione del tempo dopo un trauma è la sensazione di dilatazione del tempo. Molti sopravvissuti a traumi riportano di avere vissuto l’evento traumatico come se il tempo si fosse esteso, come se le esperienze fossero state vissute in slow-motion.

Altre ancora riferiscono la percezione che tutto sia avvenuto in un instante.

Questo fenomeno può essere collegato all’iperattivazione del sistema nervoso simpatico durante un trauma, che può influenzare la percezione del tempo.

Inoltre, alcuni individui riferiscono una distorsione temporale, durante la quale i ricordi dell’evento traumatico sembrano confusi o fuori sequenza cronologica. Questa distorsione temporale può rendere difficile per la persona ricostruire in modo accurato l’ordine degli eventi, il che può avere conseguenze significative sulla terapia e sulla testimonianza in caso di procedimenti legali.

 

Le vittime di traumi spesso sperimentano ricordi intrusivi e ricorrenze dell’evento traumatico, che possono avere un impatto sulla percezione del tempo. Questi ricordi possono sembrare così vividi e immediati che la persona può sentirsi come se stesse rivivendo l’evento stesso, anche se è trascorso del tempo dall’esperienza iniziale.

 

Uno degli aspetti più affascinanti della percezione del tempo dopo un’esperienza traumatica riguarda le sue radici neurobiologiche. Per capire meglio come il tempo può essere distorto da un trauma, dobbiamo esaminare come il cervello reagisce a situazioni stressanti e traumatiche.

Gli studi neuroscientifici suggeriscono che l’attivazione eccessiva delle regioni cerebrali coinvolte nella risposta al trauma può influenzare la percezione del tempo. Questa attivazione può causare una maggiore attenzione agli stimoli legati al trauma, influenzando così la percezione del tempo.

Il cervello umano è una struttura incredibilmente complessa, e il nostro senso del tempo è legato a diverse regioni cerebrali. Una regione particolarmente rilevante per la percezione del tempo è l’ippocampo. L’ippocampo svolge un ruolo fondamentale nella formazione delle memorie e nella navigazione temporale. Durante un’esperienza traumatica, l’ippocampo può essere influenzato negativamente. Studi condotti su individui che hanno subito traumi hanno rilevato alterazioni strutturali e funzionali su questa struttura, influenzandone la capacità di registrare e recuperare le informazioni temporali in modo accurato. Di conseguenza, le persone che hanno vissuto traumi possono sperimentare un senso di confusione riguardo al tempo.

 

Un altro aspetto importante della neurobiologia della percezione del tempo dopo un’esperienza traumatica è la risposta del sistema nervoso. Durante situazioni di stress e paura intensi, il nostro corpo attiva il sistema di allarme noto come “risposta di lotta o fuga”. Durante questa reazione, il corpo rilascia ormoni dello stress, come il cortisolo e l’adrenalina. Questi ormoni possono avere effetti significativi sulla percezione del tempo. Alcune persone riportano di aver percepito il tempo come rallentato durante situazioni traumatiche e questo fenomeno potrebbe essere legato all’aumento dell’attenzione e alla percezione di dettagli più piccoli, che creano l’illusione di un tempo più lento.

 

È importante notare che il cervello è un organo incredibilmente adattabile, e questa plasticità può anche giocare un ruolo nella percezione del tempo dopo un trauma. Il cervello può cercare di adattarsi ai cambiamenti indotti dal trauma, riallineando le sue reti neurali.

Tuttavia, questa plasticità può anche portare a conseguenze indesiderate. Le alterazioni nella percezione del tempo possono persistere anche dopo che l’esperienza traumatica è finita, portando a sfide nella vita quotidiana e nel funzionamento cognitivo.

 

La percezione del tempo dopo un’esperienza traumatica è influenzata da complesse interazioni tra le regioni cerebrali coinvolte nella memoria e nella percezione temporale, oltre alla risposta del sistema nervoso allo stress.Comprendere queste implicazioni neurobiologiche è fondamentale per affrontare i disturbi della percezione del tempo nelle persone che hanno subito traumi e può fornire una base per lo sviluppo di interventi terapeutici mirati.

 

Le alterazioni nella percezione del tempo possono contribuire a molte delle sfide che le persone affette da PTSD e altri disturbi correlati devono affrontare. Continuare a studiare questo argomento può portare a una migliore comprensione delle conseguenze del trauma e allo sviluppo di approcci terapeutici più efficaci. Sebbene ci siano ancora molte domande senza risposta, i progressi nella ricerca scientifica e nell’approccio terapeutico stanno gettando luce su questo misterioso fenomeno.

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Fonti

  • Cheli, M., & Gambuzza, C. (Eds.). (2017). Il disturbo post traumatico complesso: dalla teoria alla pratica multidisciplinare. FrancoAngeli.
  • Bossini, L., Casolaro, I., Santarnecchi, E., Caterini, C., Koukouna, D., Fernandez, I., & Fagiolini, A. (2012). Studio di valutazione dell’efficacia clinica e neurobiologica dell’EMDR in pazienti affetti da disturbo da stress post-traumatico. Rivista di Psichiatria, 47(2), 12-15.
  • Lombardi, G. (2019). Il disturbo post traumatico da stress: neurobiologia e nuove prospettive di trattamento.