Mindfulness e compassione in psicoterapia
Ogni persona è capace di assumere diverse personalità, a seconda del pattern cerebrale che viene attivato in un dato momento. Esercizi che permettono di osservarsi dall’esterno e guardarsi da diversi punti di vista, facilitano nel paziente l’accesso ad uno specifico mind-set, quello in cui sperimenta compassione verso se stesso e verso gli altri.
Che cosa significa compassione?
“Compassione è l’abilità di esperire in modo accettante emozioni difficili; di osservare in modo mindful i nostri pensieri giudicanti, senza permette loro di dominare le nostre azioni e i nostri stati mentali; di impegnarci in modo pieno con gentilezza e auto validazione verso direzioni di vita ricche di valore; e di cambiare in modo flessibile la nostra prospettiva verso un più ampio senso di sé”.(Stephen C. Hayes)
Intervenire sull’autocritica: l’esercizio della sedia compassionevole
Questo esercizio è una rivisitazione della “tecnica della sedia” messa a punto nell’ambito della terapia della Gestalt e attualmente utilizzata anche in altri approcci terapeutici. In questo caso si utilizza un’apposita sedia, detta sedia compassionevole, che favorisce l’attivazione di emozioni, pensieri e processi metacognitivi che caratterizzano questa parte del sé. Si chiede al paziente di richiamare alla mente un momento in cui si è sentito arrabbiato, ansioso o, se si sta trattando la parte autocritica, gli si chiede di concentrarsi su un episodio di cui non è riuscito a perdonarsi, in cui ha sperimentato sentimenti di autocritica e persino disprezzo verso se stesso. Gli viene quindi chiesto di spostarsi in una sedia diversa e dare voce alla sua parte autocritica. Si chiede poi al paziente di spostarsi di nuovo nella sedia base e provare a rispondere alle accuse che provengono dalla sedia critica. Successivamente si fa sedere il paziente nella sedia compassionevole e lo si invita ad entrare nella modalità compassionevole. Quando il paziente sente di essere riuscito ad entrare in contatto con il sé compassionevole vieneinvitato semplicemente a provare, per qualche minuto, compassione per la parte sotto attacco. E allora il terapeuta può rivolgergli le seguenti domande: “Riesce a percepire il dolore che sta provando?”, “È possibile che nonostante i difetti che ha, non si meriti un tale trattamento?”, “Questo tipo di attacco le sembra utile? riesce davvero a motivarla a crescere?”, “La parte compassionevole sente il desiderio di consolare e difendere da questo attacco esagerato il suo sé difettato? “
Un aspetto importante e che nel momento in cui interviene la parte autocritica, a questa viene data piena accoglienza e ascolto. In quasi nessun caso la parte autocritica viene “combattuta” o schiacciata. La parte compassionevole non viene considerata come alternativa a quella autocritica ma è animata dalla comprensione verso questa componente di sé. Nella sedia compassionevole il soggetto è invitato a comprendere che l’atteggiamento ipercritico potrebbe essere in realtà un paradossale meccanismo di protezione, che ha precisi scopi e funzioni, che nasce e si mantiene secondo meccanismi che una volta resi evidenti possono essere modificati. Per quanto dolorosa, infatti, l’autocritica è da comprendere, accettare, accogliere e validare: solo così se ne potrà ridimensionare il potere.
Training inMindfulness and Compassion in Psychotherapy
Torna a Milano, in esclusiva per Spazio IRIS, il Prof. Ronald Siegel, professore di Psicologia dell’Harvard Medical School, tra i massimi esperti mondiali di mindfulness e psicoterapia. Il seminario da lui condotto – Mindfulness and Compassion in Psychotherapy – sarà disponibile anche da remoto, su piattaforma interattiva ZOOM.
I posti in presenza sono limitati.
Per maggiori informazioni contattare la segreteria didattica di Spazio IRIS:formazione@spazioiris.it–02 94 38 28 21