Il genogramma per capire la sofferenza del paziente

“Sembrerebbe di vivere in una società libera, senza limiti, dove tutto è concesso,
eppure la coppia trova sul suo cammino lacci che difficilmente riesce a sciogliere”
(Giommi, 2010)

Il genogramma assomiglia ad un albero genealogico ma è molto di più.
È stato introdotto, come strumento di lavoro clinico alla fine degli anni ‘70, da Murray Bowen, pioniere della terapia sistemica familiare. Si basa su un assunto: l’idea che le relazioni trigenerazionali (figli – genitori – nipoti) sono il principale contesto di riferimento per comprendere la sofferenza psichica di una persona.

Il genogramma si costruisce come una mappa di simboli. Il quadrato si utilizza per rappresentare gli uomini, il cerchio per le donne. I rapporti e le relazioni tra i membri della famiglia sono riprodotti graficamente attraverso diversi tipi di linee: una linea continua indica un matrimonio, una linea tratteggiata una convivenza o una relazione significativa. I figli sono segnalati immediatamente al di sotto ed in relazioni con la linea indicante il rapporto, da sinistra a destra per ordine di nascita. Spesso, sopra ai simboli, si riporta la data di nascita (ed eventualmente la data di morte), mentre sotto si scrive il nome della persona rappresentata. L’interno dei quadrati e dei cerchi può contenere altre informazioni (l’età attuale della persona e/o altri dati degni di nota).

Oggi il genogramma è spesso utilizzato con una doppia finalità: diagnostica e clinica.
Se da un lato, infatti, questo strumento permette di organizzare visivamente i dati e le informazioni sulla storia evolutiva della persona, è proprio questa resa grafica che aiuta il terapeuta a formulare ipotesi in merito alle cause e al contesto in cui ha origine e si sviluppa la sofferenza del paziente.

Saranno queste ipotesi a dare avvio al lavoro clinico, permettendo di dare ordine e struttura alla conversazione terapeutica, suggerendo domande, connessioni e significati da sottoporre all’attenzione del paziente stesso.

Il genogramma spesso fa luce sui mandati, sui miti e sui segreti che caratterizzano il sistema familiare di una persona.

Genogramma e mandati familiari

I mandati familiari riguardano ognuno di noi. Sono le richieste, più o meno esplicite, che una famiglia fa ai suoi membri. Queste aspettative, queste idee di cosa è giusto e cosa è sbagliato, orientano le nostre scelte e governano i nostri comportamenti. 

I miti hanno a che fare con quelle figure che, all’interno del sistema familiare, vengono mitizzate, finendo per diventare eredità pesanti con cui confrontarsi.

I segreti sono fatti che non vengono tramandati nelle narrazioni familiari eppure, anzi forse proprio per il loro non essere accessibili sul piano della consapevolezza, pesano inconsapevolmente sulle vite dei membri della famiglia. Si tratta spesso di malattie psichiatriche, suicidi, incesti, tradimenti.

Oltre a mettere in luce la qualità delle relazioni familiari, in ottica trigenerazionale, il genogramma è molto utile a valutare la capacità che il paziente ha di narrare la propria storia, di riflettere sulle connessioni tra i propri vissuti e gli eventi della sua vita. Si tratta di abilità importanti, che restituiscono al clinico un primo quadro delle difficoltà e delle risorse del paziente.

Il ricorso al genogramma, nella consultazione e nel lavoro clinico con la coppia, è importante. Attraverso di esso emergono i fattori psicologici che caratterizzano i rapporti familiari delle rispettive famiglie d’origine, nonché i vincoli e i modelli di comportamento reiterati dai partner.

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