Il sonno è qualcosa di cui nessuna specie animale può fare a meno: è un bisogno primario.
Gli studi sulla fisiologia del sonno hanno dimostrato che mentre dormiamo si attivano diversi processi biologici di fondamentale importanza, come l’immagazzinamento dell’energia, la regolazione metabolica, il consolidamento della memoria, l’eliminazione di sostanze di scarto, l’attivazione del sistema immunologico, ecc.
La qualità del sonno ha dunque un’importanza cruciale nello sviluppo e nel mantenimento di un buono stato di salute fisica e psicologica.
Lo stile di vita, così come aspetti emotivi e fattori ambientali possono influenzarlo, rendendolo problematico e/o disturbato.
I disturbi del sonno più frequenti nella popolazione sono:
- Insonnia
- Ipersonnia
- Narcolessia
- Disturbi respiratori del sonno
- Disturbo del ritmo circadiano
L’insonnia
L’insonnia è il disturbo del sonno più frequente, colpisce circa un terzo della popolazione occidentale. Tra tutti i disturbi del sonno, l’insonnia ha un rapporto molto particolare con gli eventi stressanti: in presenza di fattori predisponenti, è lo stress a scatenare l’insonnia.
Quali sono i fattori predisponenti?
– Fattori personali (temperamento, familiarità)
– Fattori legati all’età
– Il genere: il sesso femminile è più predisposto a sviluppare l’insonnia in ogni fascia di età.
– Alterazioni dei ritmi circadiani (lavoro su turni).
A scatenare l’insonnia sono di solito eventi stressanti che interessano la sfera della vita privata e/o lavorativa.
Qual è il ruolo dello psicologo nel trattamento dell’insonnia?
L’insonnia può regredire spontaneamente quando si supera la condizione stressante. In alcuni casi, però, il disturbo può diventare cronico. Questo accade soprattutto quando la persona, per recuperare sonno, mette in atto comportamenti che attivano circoli viziosi controproducenti. Esempi di comportanti in grado di cronicizzare l’insonnia sono:
- Dormire nelle ore diurne nella speranza di recuperare il sonno perduto;
- Trascorrere tanto tempo a letto sperando di addormentarsi.
Il trattamento più efficace per l’insonnia è la terapia cognitivo comportamentale. Essa risulta addirittura superiore al trattamento farmacologico tant’è che dal 2017, in Europa, è la CBT-I è il trattamento di prima scelta per l’insonnia.
La terapia cognitivo comportamentale per l’insonnia include un insieme di tecniche cognitive e comportamentali che vengono insegnate ai pazienti e che permettono loro, in un arco di tempo relativamente breve (6-8 settimane), di migliorare significativamente o addirittura di risolvere il problema dell’insonnia.
I pazienti imparano ad individuare e poi a modificare quei comportamenti e quei pensieri sbagliati riguardo il sonno che non permettono di migliorare il problema del sonno in maniera autonoma.
Per esempio si interviene nella tendenza a rimanere molto tempo a letto. Questo comportamento, come abbiamo accennato prima, è agito dal paziente nella speranza di dormire di più ma si rivela controproducente: continuare a rimanere svegli nel letto per lungo tempo, fa sì che il cervello impara nel tempo ad associare il letto non solo al sonno ma anche alla veglia. Attraverso il trattamento cognitivo comportamentale lo psicologo insegna al paziente a diminuire il tempo a letto e così facendo si reinsegna al cervello ad associare il letto al sonno.
Un pensiero errato che mantiene l’insonnia e quindi non permette di risolvere il problema è: “se anche stanotte non dormirò, domani sarò stanchissimo, non riuscirò a lavorare bene e a concludere tutto quello che ho da fare”. Pensieri di questo tipo sono estremamente frequenti in chi soffre di insonnia e non fanno che aumentare l’ansia e la preoccupazione, cronicizzando il disturbo.
Il trattamento cognitivo comportamentale per l’insonnia prevede l’applicazione di diverse tecniche. Tra queste:
- Educazione riguardo il sonno
- Igiene del sonno
- Restrizione del sonno
- Il controllo dello stimolo
- Il rilassamento
- Alcune tecniche cognitive per la gestione dei pensieri disfunzionali
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