Il R.A.T. Respiratory Autogenic Training (Training Autogeno Respiratorio) è un protocollo per la gestione dello stress in gravidanza e del dolore durante il parto.
E’ stato sviluppato sulla base della tecnica del Training Autogeno tradizionale, sviluppato da J.H. Schultz negli anni ’30 per le gestione di stati di ansia, di agitazione e di stress.
Il Training Autogeno Respiratorio è stato ideato dal medico Umberto Piscicelli, a seguito dei risultati di molteplici conoscenze derivate dalle leggi del condizionamento, della psicoterapia di gruppo, della terapia di rilassamento.
L’idea su cui si è basato Piscicelli è che l’ansia aumenta la difficoltà, le contrazioni e, dunque, i dolori del parto; per cui tale metodologia risulterebbe quella che meglio risponde alle esigenze di rilassamento e naturalità durante il parto.
I risultati dell’applicazione del RAT alle nostre gestanti non lasciano dubbi sulla sua utilità, ai fini di una massima eutocicità, come anche sotto il profilo della riduzione, della sopportabilità, e, in alcuni casi, dell’assenza di dolore, e, per la serenità che induce nelle gestanti, tale da consentire loro un comportamento in parto di piena partecipazione cosciente e felice” (Piscicelli, U., 1975 in Padovani, E. 1988 pp.13)
Diverse conferme cliniche provano che riducendo lo stato ansioso nella donna preparata con il Training Autogeno Respiratorio si sarebbe verificato meno stress e, quindi, anche le risposte a questo legate sarebbero state diverse rispetto a quelle delle donne non preparate.
Alcuni studi confermano che i due gruppi (sperimentale e di controllo) mostravano una differenza rispetto i parametri (glicemia, eosinofili, linfociti, catecolamine, azoto ureico) influenzabili dalla ACTH, espressione di maggiore o minore stress, così come delle beta-endorfine (sostanze oppioidi endogene dette “neuro ormoni dello stress”): risultavano essere mobilizzate in misura minore rispetto a gestanti non preparate (Padovani, E. 1988 pp.13).
Molte sembrano, dunque, essere le risonanze positive: lo stress metabolizzato dal respiro autogeno, favorisce la dispersione tensione tramite abreazioni respiratorie; la regolazione omeostatica di organi e apparati permette di godere di più delle pause e riduce l’affaticamento muscolare dovuto all’accumulo di acido lattico; vi è la diminuzione di reazioni riflesse e dolorose.
Inoltre, non esperendo dolore non vi è neanche resistenza ed, eventuale lacerazione conseguente, poiché la donna presenta maggior controllo nelle reazioni di difesa.
Anche il perineo, delle partorienti rilassate con il Training Autogeno Respiratorio, presenta maggiore ossigenazione muscolare tramite il respiro autogeno (Piscicelli, U. 1981, pp.284), maggiore plasticità tonica ed è protetto dalle crisi di ipertonismo derivanti dalle reazioni difensive, con conseguente travaglio meno doloroso e meno duraturo (Agostini e Coll., 1980, Bracco e Coll., 1980 in Piscicelli, U. 1981 pp.240)
La base fisiologica è connessa al rapporto tra le emozioni e gli organi a muscolatura liscia (quale l’utero) si traduce in rilassamento o contrazione: il rilassamento emotivo comporta il rilassamento muscolare; al contrario la tensione sarebbe altrimenti somatizzata a livello dell’utero e comporterebbe maggiori contrazioni e quindi dolore.
… le tensioni psicosomatiche patite dalla madre abbiano effetti negativi sulla crescita volumetrica della placenta, sullo scambio fetoplacentare, sulla crescita psicosomatica del feto e sul perfezionamento morfologico e funzionale del suo sistema nervoso. A tal proposito vorrei richiamare l’attenzione sul valore psicoprofilattico che assumono le terapie di rilassamento autogeno nel ristabilire l’omeostasi degli scambi materno fetali qualora esse vengano condotte quotidianamente durante la gravidanza. Per questo sarebbe augurabile che i corsi di addestramento al RAT iniziassero in epoca molto precoce della gravidanza” (Piscicelli, U. 1981 pp.13). Quindi si rileverebbero degli effetti positivi sia per la gestante che per il feto.

Tuttavia, questa tecnica autoindotta, oltre a presentare dei vantaggi (quali ridurre il dolore, la durata del parto e degli interventi cruenti, rendere ottimale la funzioni degli organi, abbassare il cortisolo plasmatico e prevenire l’asfissia del neonato) presenta anche dei limiti: non è applicabile a tutte le gestanti, a causa dell’insensibilità di alcune costituzioni psicologiche, i gruppi devono essere poco numerosi e richiede un tempo eccessivo per buon allenamento (Piscitelli, U. 1981 pp.46 -57).

 

Training Autogeno Respiratorio: esercizi

Il Training Autogeno Respiratorio è costituito da 7 sette esercizi (più 1 esercizio di “ripresa” da eseguire al termine di ciascuno dei precedenti), che andrebbero appresi sin dal 4° mese di gravidanza.
I 7 esercizi sono da applicare nelle prime 7 sedute e perfezionati nelle settimane successive che precedono il parto.
Durante le ultime sedute si provvede anche all’insegnamento differenziato della condotta respiratoria e muscolare da adottare durante la fase espulsiva del parto. Ciò servirà alla donna per essere attiva e per collaborare adeguatamente senza peraltro dover abbandonare lo stato di distensione e di rilassamento generale.
Ogni esercitazione pratica viene preceduta da una lezione teorica il cui scopo è quello di rendere prevedibile l’evento, di diminuire l’ansia e di ridurre la reazioni di paura e di difesa.
A domicilio gli allenamenti dovrebbero essere eseguiti sistematicamente almeno due o tre volte al giorno finché l’esercizio non si sia ritualizzato tanto da diventare un’abitudine, una necessità
Gli allenamenti agli esercizi RAT procedono di pari passo con la didattica e la psicopedagogia teorica.
I primi tre esercizi sono destinati all’apprendimento di una tecnica autogena di rilassamento (metodo Jacobson); il quarto ed il quinto si avvantaggiano del rilassamento acquisito per rintracciare gli aspetti organo specifici di rilassamento medesimo, quali possono considerarsi il “senso dello spazio corporeo” ed il respiro; il sesto esercizio utilizza le risposte autogene ai fini delle contrazioni uterine dilatanti; infine, il settimo esercizio utilizza il respiro di spinta e le risposte respiratorie autogene ai fini delle contrazioni e delle pause uterine espulsive.
I 7 esercizi si concludono ogni volta con un esercizio di recupero il cui scopo è di favorire una perfetta reintegrazione psicosomatica fra lo stato di rilassamento e lo stato di attività.

Dott.ssa Annanisia Centra – Psicologa-psicoterapeuta

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