Oggi che l’esperienza della genitorialità è sempre meno una tappa inevitabile e sempre più il frutto di un progetto di vita pianificato e condiviso, paradossalmente, si fa spazio un senso di inadeguatezza e di paura che rischia di danneggiare gli equilibri psicologici della nascente famiglia. L’esperienza di diventare madri e padri implica la messa in discussione di un equilibrio personale e relazionale e attiva la riorganizzazione di luoghi e significati di sé e dell’altro. Questo importante e delicato processo rende i neogenitori più vulnerabili ai disturbi psichici ma rappresenta, allo stesso tempo, un’opportunità di sviluppo per nuove sconosciute risorse personali e di coppia.

La necessità di rilevare i bisogni di cura dei neogenitori, di sostenerne le risorse, nonché l’importanza di riconoscere e intervenire precocemente sulle situazioni a rischio ha portato all’affermarsi della psicologia perinatale.

La psicologia perinatale

Si tratta di una branca della psicologia, sviluppatasi a partire dagli studi sull’attaccamento e arricchitasi con i contributi della ricerca neuropsicologica sul feto e sul bambino. Avvalendosi di un approccio multidisciplinare, la psicologia perinatale studia e interviene per sostenere la triade madre-padre-figlio nella transizione alla genitorialità, con l’obiettivo di prevenire quelle condizioni che possono influenzare negativamente lo sviluppo del bambino e la qualità di vita del sistema familiare. 

L’attenzione dello psicologo perinatale si concentra sulle dinamiche psicologiche e relazionali che si attivano dal momento in cui compare il desiderio di avere un figlio, fino ai primi anni di vita del bambino. Particolare attenzione è dedicata a superare una visione sociale della genitorialità che risolve la complessità negandola, in favore di una visione più autentica, capace di rendere dicibili contraddizioni e ambivalenze.

L’intervento dello psicologo perinatale è orientato alla promozione della salute dell’intero nucleo familiare, a partire dalla neomamma. È lei, più di tutti, a dover affrontare cambiamenti significativi che interessano direttamente il suo corpo, il suo stile di vita, il suo mondo mentale, e che coinvolgono inevitabilmente la relazione con il partner e con la famiglia di origine.

I “Perinatal Mood and Anxiety Disorder (PMADs)”, una classe eterogenea di disturbi psicologici che possono svilupparsi in conseguenza dell’esperienza della maternità, rappresentano la complicanza più comune in gravidanza, interessando una neomamma su cinque. Si tratta di condizioni che si distinguono per persistenza e pervasività, dal maternity blues, uno stato psichico caratterizzato da ansia, stanchezza, instabilità dell’umore e confusione, che compare tipicamente 2-3 giorni dopo il parto e si risolve spontanemente nell’arco di una decina di giorni. I PMADs includono quadri sintomatologici di diverso tipo e gravità, tutti accomunati dall’esordio in gravidanza o durante il primo anno di vita del nuovo nato; comprendono disturbi depressivi e/o bipolari, problematiche di natura ansiosa, disturbo ossessivo compulsivo e, nei casi più gravi, disturbi psicotici.

Per dare visibilità e riconoscimento a queste problematiche, che rischiano di avere conseguenze drammatiche sulla qualità di vita delle nuove famiglie e dei loro membri, nel 2015 è stata istituita la prima giornata mondiale dedicata alla salute mentale materna. Il World Maternal Mental Health Day promuove iniziative per sensibilizzare rispetto al tema della salute mentale materna, con l’obiettivo di prevenire condizioni di disagio, favorire il riconoscimento precoce dei disturbi psichici associati e facilitare l’accesso al trattamento.

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